Mi chiamo Scottex, ho cinque anni e mezzo e sono uno splendido Jack Russell Terrier.
In realtà non so se sono proprio splendido, noi Jack Russel non ci facciamo mai i complimenti al massimo ci annusiamo, e visto che ci annusiamo sempre, magari, siamo tutti splendidi! O forse è solo che da quando abbiamo adottato il do cojo cojo olfattivo (e non) abbiamo anche perso ogni capacità di distinguere…
Non lo so, ma questo non vuol dire, come molti pensano, che noi Jack Russell non si creda più nell’amore. Al contrario tutti i Jack Russell hanno un’idea anche troppo idealizzata del padre perro di tutti i sentimenti e questo anche perchè citando Perrigmund Dogroid: “tutte le idealizzazioni perrili dell’amore hanno a che fare con la figura della madre”.
Ora però dato che la maggior parte di noi Jack Russell o è figlio di dogtana o figlio di cagna ignota, siamo costretti a far derivare la nostra idealizzazione di figura cagna direttamente dall’unica cancestrale madre perra e cioè Trump, la “mitica” cagnetta del reverendo John Russell.
Erano senza dubbio tempi da cane quelli in cui nel Devon inglese del 1800, il reverendo John Russell selezionò un tipo di Terrier da caccia adatto a correre, a introdursi rapidamente in qualsiasi tana, a fare le fusa come un gatto e scivolarti nel cuore come un’anguilla ancheggiando a volte come una coniglietta di playperroy. E proprio per queste sue “capacità”, il reverendo s’innamorò perdutamente di lei fino al punto di decidere di impegnarsi nella riproduzione di esemplari dalle stesse caratteristiche facendo accoppiare l’incantevole Trump con tutta una serie di baldanzosi Fox Terrier (qualcuno si spinge anche oltre nella descrizione delle conseguenze di quell’innamoramento, ma credo sia meglio non indagare).
Così ebbero vita i primi esemplari della nostra razza e con essi anche il primo dei nostri dilemmi: da quel giorno ogni nostro tentativo di innamorarci è vano perché nessuna rappresentante della nostra specie sembra avere le caratteristiche eccezionali di quella “mitica” prima cagnetta di nome Trump.
BAUUUUUU BAUUUUU, campo lungo, musica malinconica di sottofondo, Dog Baker alla tromba, pioggia battente, battente, battente… e qui potrei concludere la storia mangiando un pezzo di luna con i miei latrati notturni ma non è notte, non c’è la luna e ho sete. E quindi vado al parco e decido di continuare a cercare perché alla fine noi Jack Russell siamo macchie beige sospese nel vuoto, batuffoli di pelo in balia del vento o forse siamo esattamente quello che stiamo cercando e niente più. Niente più.
Quando sono al parco mi viene in mente un proverbio canarabo che dice: “se ti fermi ogni volta che un cane abbaia, non finirai mai la tua strada”, allora non mi fermo, segno il territorio e salgo sul solito perrottovolante.
ema 1 Dicembre 2010
bellissimo
mariano 12 Dicembre 2010
Caro scottex,trovo particolarmente profonde e uniche le tue parole, a proposito dell’unica vera debolezza dello spirito ” l’amore” il suo inafferrabile morire e rivivere in ogni istante; ma, aimè! gli affetti profondi sono come le donne oneste,hanno paura di essere scoperti e passano nella vita con gli occhi bassi…..
aya 29 Settembre 2011
yessssss
Mauro 13 Dicembre 2011
Scrivo alla Disney …anzi la Dogney!!!!!!!!