Secondo Anaïs Nin chi fa arte ha prima di tutto il dovere di creare un mondo in cui poter vivere.
Creare un mondo in cui poter vivere… encomiabile ma forse prima di creare un mondo in cui poter vivere, oggi qualcuno dovrebbe assumersi il ruolo di distruggere le parti di questo mondo nelle quali, lentamente, moriamo.
Ecco Claudio Morici, secondo me, è uno dei migliori in questo.
Distrugge Dio, perché per noi che siamo nati nel 1972 e siamo cresciuti davanti alla televisione (qualcuno ci ha definito “Goldrake Generation”), la prima divinità è stata senza dubbio il cartone animato giapponese Goldrake; distrugge il futuro e con esso Tokyo nel 2076 con gli occhi di un annoiato Actarus, il pilota di Goldrake, stanco di salvare il mondo dai mostri di Vega, stanco della noiosa sigla di sottofondo che lo segue dappertutto e stanco anche dei locali ultrafashion di Tokyo.
Distrugge “La Crisi” con la C maiuscola: non una delle tante crisi ma quella definitiva che ha ridotto il mondo a un’unica comunità votata al disimpegno e svuotata di ogni preoccupazione, progettualità, sogno.
E distrugge anche l’uomo vestito d’argento spiaggiato su una panchina mentre osserva quanto l’amore possa risultare assurdo in un mondo così folle e disumano.
Claudio Morici, uno Shiva Nataraja sardonico e capitolino, che si diverte a immergere le teste dei suoi lettori in un plasma di ironia e paradossi per poi, ad un certo punto, farle saltare in aria!
Tratto dal primo Janus Liber – Festa del libro, domenica 13 ottobre 2013, Biblioteca Comunale di Rignano Flaminio.
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